domenica 27 agosto 2017

il silenzio della domenica mattina

Vuoi vedere insieme a me? 
Il paesaggio dove si svolge questa musica? 
Aria, steli verdi, la distesa del mare, il silenzio della domenica mattina.

Clarice Lispector
Acqua viva
traduzione di Roberto Francavilla
Adelphi 2017

giovedì 24 agosto 2017

La notte ha imposto al cielo un tributo di stelle

FRAMMENTI
Io conosco la forza delle parole,
conosco delle parole il suono a stormo.
Non di quelle
che i palchi applaudiscono.
A tali parole
le bare si slanciano
per camminare
sui propri
quattro piedini di quercia.
Sovente
le buttano via,
senza strapparle, senza pubblicarle.
Ma la parola galoppa
con le cinghie tese,
tintinna per secoli,
e i treni strisciando s’appressano
a leccare
le mani callose
della poesia.
Io conosco la forza delle parole.
Parrebbe un’inezia.
Un petalo caduto
sotto i tacchi d’una danza.
Ma l’uomo
con l’anima,
con le labbra,
con lo scheletro…
Mi ama – non mi ama.
Io mi torco le mani
e sparpaglio
le dita spezzate.
Così si colgono,
esprimendo un voto,
così si gettano in maggio
corolle di margherite sui sentieri.
La rasatura
e il taglio dei capelli
svelino la canizie.
Tintinni a profusione
l’argento degli anni!
Spero,
ho fiducia
che non verrà mai
da me
l’ignominioso bonsenso.
Sono già le due.
Forse ti sei coricata.
Nella notte
la Via Lattea
è come un’Oka d’argento.
Io non m’affretto
e non ho ragione
di svegliarti
e turbarti
coi lampi dei telegrammi.
Come suol dirsi,
l’incidente è chiuso.
La barca dell’amore
s’è infranta contro la vita.
Tu ed io
siamo pari.
A che scopo riandare
afflizioni,
sventure
ed offese reciproche.
Guarda
che pace nel cosmo.
La notte
ha imposto al cielo
un tributo di stelle.
In ore come questa
ci si leva
e si parla
ai secoli,
alla storia
e all'universo…
(1930)
Vladimir Vladimirovič Majakovskij
Poesie
a cura di Serena Vitale
traduzione di Angelo Maria Ripellino
Garzanti, 1972

mercoledì 23 agosto 2017

Forse la poesia è fatta di queste cose...

Il Sud 

Da un tuo cortile aver guardato
le antiche stelle,
dalla panchina in ombra aver guardato
quelle luci disperse
che non so ancora chiamare per nome
né ordinare in costellazioni,
aver sentito il cerchio d’acqua
nel segreto pozzo,
l’odore del gelsomino e della madreselva,
il silenzioso uccello addormentato,
la volta dell’androne, l’umido
– forse son queste cose la poesia.


Jorge Luis Borges
Fervore di Buenos Aires
traduzione di Tommaso Scarano
Adelphi 2010